In cerca del Graal
Reliquia suprema o simbolo inesauribile?
Il Santo Graal attraversa i secoli illuminando il cammino di chi cerca significato e scopo nella vita. Promette conoscenza, guarigione, elevazione spirituale.
Wolfram von Eschenbach, Parzival (1200-1210); “Berner Parzival”, manoscritto illustrato del 1467. Biblioteca di Berna. Public domain.
Le origini mitiche
Realtà o leggenda, tesoro perduto o invenzione letteraria? Cos’è davvero il Santo Graal?
Graal deriva dal latino “gradalis”, coppa. Questo oggetto misterioso è tradizionalmente identificato con il calice di Gesù nell’Ultima Cena, o la coppa in cui fu raccolto il suo sangue durante la crocifissione.
Il primo a scrivere del Graal fu Chrétien de Troyes (1135-1190), il più importante autore medievale francese, cantore dell’amor cortese e delle eroiche gesta di cavalieri come Lancillotto e Parsifal. La sua opera ha influenzato il genere cavalleresco (re Artù e i cavalieri della Tavola rotonda; i poemi epici di Ludovico Ariosto e Torquato Tasso), ed è considerata l’origine del romanzo europeo moderno.
Nasce così la tradizione della “ricerca” del Graal, che attraverso i secoli assume volti diversi: reliquia suprema della cristianità; pietra preziosa perduta; simbolo di salvezza e perfezione spirituale. E persino, in tempi recenti, “prova” della discendenza da Gesù e Maria Maddalena dei re Merovingi — secondo una controversa etimologia che fa derivare “Santo Graal” da Sang Réal, cioè sangue reale.
Ad esempio, nel Parzival di Wolfram von Eschenbach, il Graal è una pietra chiamata lapis exillis, cioè “lapis ex coelis”, pietra caduta dal cielo, uno smeraldo staccatosi dalla corona di Lucifero durante la sua caduta. Questo smeraldo aveva poteri soprannaturali ed era stato portato sulla terra dagli angeli rimasti neutrali durante la ribellione a Dio.
Sono evidenti le analogie tra il Graal e la pietra filosofale degli alchimisti: entrambe promettono conoscenza suprema e vita eterna, entrambe rappresentano la forza vitale divina che permette la trasformazione della materia (l’alchimia), del corpo (la medicina), dell’anima (la mistica). Questa forza, racchiusa nella pietra, rappresentava ciò che l’umanità aveva perduto ed era l’oggetto della ricerca.
Anche il colore verde ha un preciso significato. Per la mistica e teologa Ildegarda da Bingen (1098-1179), la viriditas è il colore con il quale il divino si manifesta nella natura. Ed è il colore evocato dalla Tabula Smaragdina (Tavola di Smeraldo) di Ermete Trismegisto, il fondatore mitico dell’alchimia, che in alcune versioni della leggenda è indicato come custode del Graal.
Il simbolo vivente
Ma l’interpretazione va oltre il religioso. Nel Novecento, il Graal viene riscoperto per il suo valore simbolico ed evocativo.
Nelle interpretazioni esoteriche moderne, secondo il fondatore dell’antroposofia Rudolf Steiner, la coppa del Graal che contiene il sangue di Gesù rappresenta il principio femminile che accoglie quello maschile — analogamente al simbolismo esoterico della luna crescente, cioè il femminile che riceve la luce solare maschile.
Il poeta T. S. Eliot, in The Waste Land (La terra desolata, 1922), riscrive il mito del Graal come metafora della crisi spirituale dell’uomo moderno in cerca di redenzione.
Nella psicologia analitica di Carl Gustav Jung, il Graal rappresenta l’integrazione armoniosa di tutti gli aspetti psichici — il lavoro interiore che l’Io deve compiere per realizzare il Sé.
Un esempio di questo processo si trova proprio nell’illustrazione dal manoscritto del Parzival riportata sopra: una mattina, mentre cavalca attraverso un paesaggio innevato, Parzival vede un falco che attacca un’oca selvatica, ferendola. Tre gocce di sangue cadono sulla neve candida. Queste gli ricordano la sua amata Condwiramurs — il rosso delle labbra e delle guance contro la pallida carnagione. Questa visione improvvisa lo separa da tutto ciò che lo circonda, assorbendolo in uno stato di trance. Che cosa significa?
Nella simbologia alchemica, il rosso e il bianco rappresentano polarità, aspetti complementari, come vita e morte, passione e purezza, calore e freddezza. Parzival sta iniziando a integrare due aspetti psichici opposti: la dimensione interiore, affettiva, e quella esterna, eroica — un passaggio necessario prima di poter tornare al castello del Graal.
Il falco, l’oca e la neve, dunque, non sono simboli predisposti, ma la realtà che improvvisamente ci rivela un senso nascosto — quando siamo ricettivi e pronti a vederlo.
Un’altra interpretazione del Graal è proposta dal fondatore della psicologia umanistica, Abraham Maslow: la ricerca di significato e scopo nella vita — che Maslow definisce bisogno di autorealizzazione — può essere intesa come ricerca di un proprio Graal personale.
Nella psicosintesi di Roberto Assagioli, il Graal simboleggia gli stati elevati di coscienza, l’esperienza mistica, la coscienza transpersonale.
Per l’esperto di mitologia Joseph Campbell, la ricerca del Graal è il “viaggio dell’eroe” che scopre e diventa chi è chiamato ad essere — un mito che si ritrova, in forme simili, in tutte le culture.
Dalla psicologia all’ambito artistico, l’illustratrice Pamela Colman Smith si ispira al Graal — la coppa suprema — per l’Asso di Coppe dei suoi celebri tarocchi (1909), i più diffusi nel mondo anglosassone, commissionati da Arthur E. Waite e soffusi di simbolismo esoterico cristiano.
Infine, nella cultura popolare, il Graal ha ispirato film e romanzi come Excalibur (1981) di John Boorman, Indiana Jones e l’ultima crociata (1989) di Steven Spielberg, La leggenda del re pescatore (1991) di Terry Gilliam e Il Codice da Vinci (2003) di Dan Brown, che riprende la teoria della discendenza di cui dicevo sopra.
Insomma, da Chrétien de Troyes fino ai nostri giorni, il Graal continua a interpellarci. Come sintetizzare tutto ciò che ha rappresentato nei secoli?
Il modo forse più immediato è interpretare il Graal come l’immagine archetipica delle nostre più alte qualità e virtù, lo specchio fedele delle nostre più profonde aspirazioni — la meta cui aspira chiunque intraprenda un cammino iniziatico.
Ma ciò che soprattutto mi affascina è la capacità del Graal di trasformarsi nel tempo per rimanere un simbolo vivente che dischiude significati molteplici, consci e inconsci, avvicinando il mondo materiale a quello spirituale.
In definitiva, non è forse questa la sua vera, inesauribile magia?
Oggetto sacro o ricerca interiore, mito universale o elevazione spirituale: quale lettura del Graal risuona di più in te?
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